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martedì 20 settembre 2016

Personnummer, sei arrivato finalmente!

Giorno di giubilo! Oggi è arrivata la lettera dallo Skatteverket in cui finalmente c'è il mio tanto amato e aspettato personnummer.
Per chi non lo sapesse, è una specie di codice fiscale svedese senza il quale NON ESISTI.
Per la connessione, per la palestra... ne hai bisogno.
Io ho visto gente stare uno o due anni e non ottenerlo per varie ragioni e mettersi le mani nei capelli dalla disperazione.
Traumatizzata da tutte queste testimonianze, neanche una settimana dopo essere arrivata in Svezia sono andata all'Ufficio delle Entrate (lo Skatteverket appunto) e ho fatto domanda.
Sapevo di averne diritto in quanto vivrò per ragione di studio per più di un anno in Sverige.
Non sapendo bene che documenti dare ed essendo la tizia molto incline al "damme quello che te pare, vedemo, semmai te 'o dimo se ce manca quarcosa" ho tirato fuori risultati di ammissione, il passaporto e contratto di affitto.
Una collega mi si è avvicinata alla fine e mi dice (testuali parole, dall'inglese) "avrai il personnummer, quando ti arriva puoi richiedere la Identitetskor compilando questo modulo".
(Nota: l'Identiteskor, come è facile intuire, è una sorta di Carta di Identità. Questo non vuol dire che sei magicamente svedese ma semplicemente è un modo per identificarti ulteriormente, che pero' non è obbligatorio).
Quell'"avrai il personnummer" mi suonava strano, però c'ho voluto credere e, come nelle più fiabe, dopo una settimana e mezza mi arriva una letterina dall'Ufficio con i documenti che dovevo portare in più: prova delle risorse finanziare per sostenermi, tessera sanitaria e foglio con timbro dell'università attestante i miei studi.
Glieli ho portati, semplicemente, e dopo tre settimane dalla richiesta, e a un giorno dallo scoccare del primo mese in Svezia mi è arrivato il numero magico!
Il personnummer è composto semplicemente da YYMMDD-NNNN. Year, Month, Day, e quattro cifre "segrete".
Pensa te se uno per quattro cifre deve stare ad impazzire.
Personalmente, scherzi a parte, ho trovato gli impiegati competenti e gentili, l'iter abbastanza tranquillo e veloce (forse perché non sto a Stoccolma o Malmö). Mi aspettavo più grattacapi e rimbalzi invece mi hanno positivamente sorpreso.
Per celebrare questo avvenimento nei prossimi giorni andro' all'ufficio comunale per iscrivermi al corso base di svedese, lo SFI (Svenskundervisning för invandrare - si, lo svedese è una lingua meravigliosa - o, se vi piace di più, Swedish for Immigrants).
Il servizio è gratuito e con il personnummer finalmente ne avrò diritto.
E' vero che lo svedese non è la lingua più parlata al mondo (credo seriamente che come diffusione si avvicini al dialetto romano), ma 
Non so perché ma mi sento troppo eccitata.
Alcuni di voi forse sapranno che prima della Svezia sono stata un anno in Polonia e con il polacco non è stato grande amore. C'ho provato, giuro, ma la lingua per noi non ha quasi niente in comune ed è grammaticalmente impossibile.
Tanto per farvi ridere un po' vi faccio vedere le varianti di due (forma base in polacco dwa). Se in italiano ed in inglese abbiamo una forma (poracci noi, proprio) in polacco, signori e signore, non ce ne sta una, non due, non tre... ma in super offerta, solo per voi *rullo di tamburi* DICIASSETTE.



Io giuro che dopo aver visto questo mi sono cadute le braccia e ho detto tra me "sono negata nelle lingue, sono già abbastanza fuori di testa e non voglio perderla del tutto".
Questa scelta pero' mi ha comportato delle difficoltà e mi sono sentita sempre limitata, nonostante a Cracovia (la seconda città della nazione dove ho abitato) praticamente anche i muri parlassero inglese.
Non voglio avere lo stesso feeling, voglio poter conoscere la Svezia e gli svedesi al meglio, senza barriere. Parlare la lingua è molto importante. So che posso dire una cosa ovvia ma è dannatamente vero: senza la lingua è davvero difficile sentirsi parte e capire la nazione in cui si vive. Chi ha vissuto in una nazione senza sapere la lingua sa a cosa mi riferisco e dato che lo svedese è molto ritmato, divertente e relativamente facile a livello di grammatica credo di poterlo davvero imparare.
Detto ciò, manca solo un giorno al mio mese in Svezia e meno di sette giorni al mio compleanno, ed è ora che mi rimetta a studiare.
Scusate l'off topic sul polacco ma ho pensato fosse una parentesi divertente.
Per chi avesse bisogno di info sulla Svezia un commento o un messaggio privato. No problem, davvero.
Un abbraccio, vi ses!


giovedì 8 settembre 2016

I miei primi venti giorni in Svezia


Ciao a tutti, ragazzi!
Come va, tutto bene? Ormai è un mese che sono arrivata a Karlstad, Svezia, Scandinavia (per essere precisi Fenno-Scandinavia). Qua l'estate (se così possiamo chiamarla) pare reggere con temperature sui 20° C verso mezzogiorno, che non credo sia male. Ovvio, a voi puo' non sembrar tanto pero' vi assicuro che è buono. Non si suda come dei cani, ma si sta bene, devo dire. Certo, i 20° C si raggiungono nelle giornate belle, col sole. Basta una nuvola di troppo e un po' di vento che senti immediatamente freddo. Miracolo che ancora non abbia preso l'influenza.
Un giorno senza sole puo' portare le temperature in picchiata, verso i 13/5°C, con un 5/6°C notturno. Grazie al cielo Karlstad è indicata nelle guide turistiche come una delle città più soleggiate della Svezia, e sembra effettivamente vero dato che i giorni di sole per ora sono stati decisamente superiori a quelli di brutto tempo.
Una caratteristica tutta svedese è il "tempo ballerino": un minuto prima pioggia, un minuto e dieci secondi dopo sole che pare di stare ad Ischia. Proprio oggi mi ero svegliata con un bel tempo soleggiato ed ora invece il cielo è coperto di nuvole che sembrano dire "non vogliamo far piovere, solo rovinarti la giornata!".
Ebbene si, perché oggi - dato che non ho lezioni - volevo andare al Lago Värnen, il più grande della Svezia, nonché una delle principali attrazioni e vanti della città e che - mortacci mia - ancora non sono riuscita a vedere. E' un po' distante dal centro e tra assignement e lezioni non sono riuscita ancora ad andarci. Ho iniziato a dirlo in giro e la gente ha iniziato a guardarmi tipo "ma stai bene?". Quindi dovrò colmare questa mia "lacuna" al più presto!
In questi giorni, in compenso, sono successe molte cose: ho dedicato un intero pomeriggio alla scoperta della città (finalmente) e ho fatto le foto che tanto volevo e che presto postero' e  la scorsa domenica sono andata al Moose Park (Parco degli Alci) grazie ad un viaggio organizzato dall'associazione studentesca. Dato che sarò libera fino lunedì postero' due o tre post dedicati a questi avvenimenti.
L'università procede bene: come avevo intuito dall'inizio le lezioni sono poche (rispetto all'Italia dove a Pisa facevo 6/7 ore di lezioni al giorno)... a volte tornavo a casa in treno alle 9 di sera.
Qua c'è molto lavoro individuale come vi ho già detto, e anche di gruppo.
Questi ultimi giorni li ho completamente dedicati all'assignment di gruppo. E' stata una sfida per me, dato che io a Pisa non sapevo neanche cosa voleva dire "lavoro di gruppo". Tanto che quando ho fatto l'anno scorso i colloqui per il lavoro e mi chiedevano "Per questa posizione è richiesto lavoro di gruppo. Hai esperienza? Come collaboravi con i tuoi compagni, quali sono stati i tuoi principali meriti?" ed io iniziavo sistematicamente ad inventarmi cose, perché all'università vigeva il "chi fa da sé fa per tre".
L'Università di Pisa aveva e ha tanti meriti, ma quello dello sviluppo del lavoro di gruppo non era uno di quelli, sfortuna vuole.
Come ho detto, è stato impegnativo. Sono una che non è proprio fatta per i lavori di gruppo, forse perché sono sempre stata abituata a far tutto da me e fare come lo voglio io.
Nel gruppo siamo una italiana, una vietnamita ed un libanese. Il trio perfetto. Le differenze culturali c'erano e rimangono però ce l'abbiamo fatta insieme e alla fine la mini ricerca è (credo, c è da aspettare il prof) più che discreta.
Sono dei ragazzi molto svegli e simpatici, e sono contenta (nonostante le divergenze) di poter essermi confrontata con loro.
Gli assignment saranno 4, uno più difficile dell'altro ("più strumenti avete, più dovreste essere in grado di fare un lavoro completo, più simile ad una vera dissertation" ha detto il prof); saranno tutti in gruppo ed insieme valgono 40 punti sui 100 finali per il voto.
In attesa dei risultati e della nuova parte del corso di lunedì studierò e mi rilasserò, e cerchero' di essere più presente nel blog.
Un abbraccio a tutti!
Franci


sabato 27 agosto 2016

Karlstad, una solare cittadina svedese

Alcuni tramite messaggio privato mi hanno chiesto di descrivere la città in cui mi sono trasferita.
Karlstad è una cittadina sui novantamila abitanti, situata nel sud della Svezia, come potete vedere dalla cartina.


Cosa la rende unica? Una delle cose, come indica la mappa, è la location.
250 km circa da Stoccolma, Oslo e Göteborg. Manca solo Copenhagen ma mi sembra che comunque il bilancio sia positivo. La sua posizione la pone come nel mezzo di una area strategica ed interessante. Come se non bastasse è circondata dall'acqua (cartina sotto).


E non acqua qualunque: è bagnata dal Lago Värnen, il più grande lago svedese e il terzo europeo, e dal fiume Klarälven che è invece il più lungo di tutta la Scandinavia.
Nonostante sia "solo" 19° nell'elenco delle più grandi città svedesi, riesce ad avere una università (Karlstads Univesitet) che conta ben 16'000 studenti e in cui da Lunedì iniziero' a studiare.
Un altro aspetto che voglio raccontarvi e che mi ha sempre fatto morire dal ridere, ma in maniera positiva è il simbolo di questa città: un sole.


Beh, si, un sole un po' puccioso... forse troppo. Ma l'intento, come ci hanno raccontato prontamente alcuni cittadini, era quello di discostarsi dal solito stemma pomposo con aquile, corone o altro e perciò hanno deciso di chiamare un noto disegnatore di libri per bambini e creare questo simpatico logo, che si puo' vedere dovunque in città.
Le ragioni che hanno spinto il comune a scegliere un sole come simbolo (in una città svedese, a cui notoriamente si associa la neve ed il gelo) è stata la fama di essere una delle più soleggiate città dell'intera nazione, ma anche grazie alla storia famosa di Sola i Karlstad (Il Sole a Karlstad).
Eva Lisa Holtz era una cameriera, famosa in città per il suo approccio amichevole e solare con i propri clienti, tanto che le persone vi si affezionarono ed iniziarono a chiamarla dolcemente "Sola", Sole in italiano. E Karlstad ha usato il sole anche per prendere Eva come un esempio dell'attitudine sociale e solare verso chi arriva in città.
A Sola hanno dedicato anche una statua nel centro cittadino:


Credo che come descrizione generale possa bastare. Per qualunque domanda su curiosità o altro sulla Svezia non esitate a contattarmi!

martedì 23 agosto 2016

Partenza per la Svezia

Oggi e' il gran giorno. Finalmente dopo un anno e più di attesa riuscirò a coronare quello che non è un sogno ma posso tranquillamente considerare una ambizione coronata: studiare in inglese ciò che mi piace all'esterno, in una delle nazioni che più mi affascinano, la Svezia.
Ancora non riesco a credere di avercela fatta, devo essere sincera. Sono molto contenta e c'è una ragione: prima d'ora sfortunatamente la maggioranza di ciò che è successo nella mia vita è stata o una scelta quasi obbligata o un percorso non aspettato (come il mio anno in Polonia), ma in questo caso le strade che potevo percorrere erano una ventina e una buona parte più facile da percorrere, e non posso di certo lamentarmi del risultato che sono riuscita ad ottenere a seguito dei miei sforzi. Questo non mi rende di certo speciale, ma sicuramente ciò mi dà una sicurezza psicologica che credo mi sarà molto utile quando poi affronterò in futuro momenti delicati nella mia vita.
La mia amata Ryanair mi dà la possibilità di partire da Orio al Serio ed arrivare in quel di Goteborg Landvetter. Da lì strada non troppo complicata: autobus fino alla stazione dei treni, da lì posso prendere il treno per Karlstad. Arriverò molto tardi ma grazie a Couchsurfing sono riuscita a trovare una ragazza bulgara che mi molto gentilmente mi ospiterà. Per gli ostelli era difficile: la reception chiudeva molto presto, ed era impossibile poter fare il check-in in tarda serata, e l'opzione hotel sinceramente era troppo dispendiosa (ho visto del 100/120 a notte come se piovesse). Spero tutto vada per il meglio. Sono “agitata”, ma di quell'agitazione buona, che fa bene prima di una nuova avventura come quella che sto per vivere. L'aereo mi aspetta, vediamo cosa succede!
Questi giorni saranno difficili, entro tre/quattro giorni pero' potro' aggiornarvi sulla situazione direttamente là, raccontandovi le prime impressioni.
Fra